Come ho riscoperto la fotografia a colori
Nel mio percorso fotografico, il colore ha sempre avuto un ruolo particolare. C’è stato un tempo in cui mi affascinava, poi ho iniziato a preferire il bianco e nero, attratto dalla sua essenzialità. Ma ultimamente qualcosa è cambiato.
Durante il mio ultimo viaggio a Berlino, tra una foto e l’altra, mi sono fermato a riflettere: cosa mi ha fatto riscoprire la fotografia a colori? Perché, dopo tanto tempo, ho sentito di nuovo il bisogno di fotografare a colori? Non è stato un cambiamento improvviso, ma un processo graduale. Ho iniziato a guardare le mie immagini con occhi diversi, a chiedermi cosa mi avesse allontanato dal colore e, soprattutto, cosa ora mi stesse spingendo a ritrovarlo. Forse volevo riscoprire un aspetto della fotografia che avevo trascurato. O forse stavo cercando un’emozione che credevo di aver perso. Quello che so è che, negli ultimi mesi, passo dopo passo, ho ricominciato a sentirmi a casa nel colore.
In questo articolo voglio raccontarti proprio questo: cosa mi ha fatto cambiare prospettiva e come ho ritrovato il piacere di fotografare a colori.
Preludio
Andiamo con ordine: cosa mi ha portato, negli ultimi tempi, a non apprezzare più il colore? Per anni ho fotografato a colori senza nemmeno pensarci. Era la normalità, il modo più immediato per raccontare ciò che vedevo. Ma a un certo punto qualcosa è cambiato. Più scattavo, più sentivo che le mie immagini non mi appartenevano davvero. Il colore, invece di aggiungere valore, mi distraeva. Le foto mi sembravano meno incisive, più caotiche. Non è successo all’improvviso, ma è stato un processo lento. Guardando il mio lavoro, mi rendevo conto che il colore non mi aiutava a dire ciò che volevo. In alcune immagini sembrava superfluo. In altre, addirittura, un ostacolo. Così ho iniziato a evitarlo, cercando un modo più essenziale per raccontare le mie storie. Come ho raccontato in un altro articolo, il bianco e nero era diventata la mia scelta naturale. Mi dava ordine, equilibrio, mi permetteva di concentrarmi su forme, luci e ombre senza distrazioni. Il colore, invece, mi sembrava qualcosa di troppo, un elemento che non riuscivo più a controllare. E così, lentamente, ho finito per allontanarmene del tutto. Quello che non capivo, però, era che il problema non era il colore in sé, ma il modo in cui lo approcciavo. Forse meritava una seconda possibilità. Ma cosa mi ha fatto cambiare prospettiva? Quando ho smesso di vederlo come un ostacolo?
L’ispirazione
Se c’è qualcosa che ha riacceso il mio interesse per il colore, sono state le giuste ispirazioni. È stato un percorso lento, fatto di immagini e storie che, poco alla volta, mi hanno insegnato a guardare il colore con occhi nuovi. Fotografi come Ernst Haas, Alex Webb e Harry Gruyaert hanno avuto un ruolo fondamentale. Haas, con la sua capacità di trasformare il colore in movimento ed emozione. Webb, con quel modo unico di intrecciare luce, ombre e colori saturi in composizioni ricche e stratificate. E Gruyaert, con il suo occhio sensibile alle combinazioni cromatiche, capace di creare atmosfere sospese e cariche di tensione visiva.
Anche il cinema è stato una grande fonte d’ispirazione. Film come The Master di Paul Thomas Anderson, con la sua fotografia raffinata e i colori densi, quasi materici. Past Lives di Celine Song, che usa il colore in modo delicato per raccontare nostalgia e connessioni. O Vermiglio di Maura Delpero, dove il colore si fonde con il paesaggio e la narrazione, creando un’atmosfera visiva potente.
Guardare questi film mi ha fatto capire che il colore non è solo una questione estetica. È emozione, ritmo, struttura. È un linguaggio visivo a tutti gli effetti. E questo mi ha portato a farmi una domanda: da dove traiamo ispirazione, oggi? I social sono la nostra principale finestra sul mondo visivo. Ma spesso ci portano a vedere tutto allo stesso modo: colori esasperati, resi artificialmente intensi per catturare l’attenzione in pochi secondi. Così in questo mare di contenuti, rischiamo di perdere un rapporto più autentico con il colore, più naturale, più legato alla realtà. Uscire da questa dinamica, per me, ha significato guardare altrove. Studiare il colore attraverso chi lo ha saputo padroneggiare, nella fotografia, nel cinema e nella pittura. Ed è proprio in questa esplorazione che ho iniziato a percepire il colore non più come un ostacolo, ma come una nuova possibilità espressiva.
Ricercare il colore
La prima cosa da fare è trovare il colore, ancora prima di fotografarlo. La buona notizia? Fortunatamente, è ovunque intorno a noi. Ma serve uno sguardo attento per vederlo davvero. Non tutti i colori sono uguali. Quello che cerchi dipende dalla tua visione e dal tuo stile. Magari ti attirano i toni accesi, quelli pastello, oppure le sfumature più scure che creano un certo stato d’animo. Forse preferisci una luce particolare che esalti certe tonalità, oppure ti piace giocare con una sola dominante cromatica che diventa il cuore dell'immagine.
Se capisci quali colori ti emozionano, non dovrai nemmeno cercarli. Saranno loro a trovare te. Ma dove bisogna guardare? Ovunque. Le città sono piene di spunti: muri colorati, cartelloni, insegne, dettagli nascosti. Anche la natura offre colori incredibili, dal verde intenso dell’erba all’azzurro del cielo. E poi ci sono le persone con i colori dei loro abiti e dei loro accessori. Ovunque ti trovi, il colore è lì. Devi solo imparare a vederlo.
L’equilibrio cromatico
Uno degli aspetti più complessi della fotografia a colori è gestire l’equilibrio cromatico in una scena. Il mondo è pieno di tonalità diverse, e non tutti i colori funzionano bene insieme. A volte hai in mente un soggetto preciso, ma un colore sullo sfondo ruba l’attenzione. Oppure ti trovi davanti a un miscuglio caotico di colori che, invece di arricchire, distraggono. Ma se gestiti con attenzione i colori, possono dare struttura alla composizione e rendere l’immagine più interessante.
In questo, la teoria del colore ci aiuta a capire come le tonalità si influenzano tra loro e quali combinazioni possono funzionare. Pensa ai colori complementari come rosso e verde, blu e arancione che creano contrasti forti, dinamici, capaci di dare profondità alla foto. Un libro che mi ha aiutato tantissimo a sviluppare questa sensibilità è Cromorama, di Riccardo Falcinelli. Attraverso esempi che spaziano dall’arte al design, mostra come il colore non sia mai neutro, ma porti sempre con sé un significato, un’emozione, un codice visivo. Comprendere questi aspetti può davvero fare la differenza nel modo in cui guardi e fotografi il mondo intorno a te.
Quindi, quando sei per strada con la tua fotocamera, fai attenzione alla tavolozza della tua scena. Cerca combinazioni armoniose, bilanciate, o magari accostamenti inaspettati che funzionano proprio perché rompono le regole. Il colore è un linguaggio: sta a te imparare a usarlo nel modo giusto.
Il respiro del colore
Il colore non è solo una questione estetica: è ciò che dà atmosfera, carattere ed emozione a una fotografia. Ogni colore racconta qualcosa. Il rosso evoca passione, il blu trasmette calma, il verde equilibrio. Non sono solo convenzioni culturali, ma reazioni profonde e istintive. Joel Meyerowitz lo descrive in modo perfetto:
Il colore offre una gamma più ricca di sensazioni. Ci permette di ricordare come le cose appaiono e si sentono, evocando emozioni che portiamo dentro da sempre.
Il colore fa parte della nostra esperienza quotidiana: l’erba non è grigia, è verde, il cielo non è neutro, è blu. Sono proprio questi dettagli che risvegliano sensazioni e ricordi. Ecco perché è importante allenare lo sguardo a vedere il colore non solo come un elemento visivo, ma come un vero strumento narrativo. Guardati intorno. Nota come la luce trasforma i colori, come certe combinazioni cromatiche influenzano la percezione di una scena. Quando inizierai a pensare al colore in questi termini, smetterà di essere solo una scelta tecnica e diventerà parte del tuo linguaggio fotografico.
Quando il colore incontra la luce
La luce trasforma il colore. Ne cambia la tonalità, l'intensità, la saturazione e persino il significato emotivo. Basta osservare come una scena fotografata sotto il sole diretto sembri vibrante e satura, mentre la stessa scena, pochi istanti dopo, sotto un cielo coperto, diventa più morbida e malinconica. La luce non è solo illuminazione, è l'elemento che da forma al colore.
L’esposizione gioca un ruolo fondamentale. Se sovraesponete troppo, i colori si appiattiscono e perdono forza. Se sottoesponete, rischiate di spegnerli del tutto. Per questo è fondamentale osservare la luce e adattare l’esposizione in base all’effetto che si vuole ottenere. Molti fotografi hanno basato il loro stile proprio su questo. William Eggleston, ad esempio, ha rivoluzionato la fotografia a colori usando la luce naturale in modo spontaneo, dando vita a immagini semplici ma piene di intensità. Altri, come Alex Webb, preferiscono la luce intensa e le ombre nette per costruire composizioni complesse e stratificate, in cui il colore gioca un ruolo strutturale e narrativo. Per questo, capire come la luce incide sul colore vuol dire avere il controllo completo sull’atmosfera di una foto. Perché, nella fotografia a colori, la luce conta quanto il soggetto, se non di più.
Conclusioni
Con questo siamo giunti alle conclusioni dell’articolo. Se c’è una cosa che ho imparato, è che il colore non è solo una scelta estetica è un vero e proprio linguaggio. Un’emozione che si muove con la luce, che riporta a galla ricordi e sensazioni. Fotografare a colori vuol dire imparare a stare nel caos, lasciarsi guidare dall’istinto e trovare un equilibrio tra ciò che colpisce e ciò che resta. Il colore non è un’aggiunta, è parte del racconto. E quando iniziamo davvero a notarlo, allora sì che comincia a raccontarci qualcosa di autentico.
Spero che i motivi che mi hanno fatto riscoprire la fotografia a colori ti siano stati utili e che possano, in qualche modo, aiutarti a crescere nel tuo percorso fotografico. Se così è stato, ti invito a condividere l’articolo con i tuoi amici fotografi sui social media per fargli sapere quanto è bella la fotografia a colori!