Joel Meyerowitz: Fotografare a colori con Leica

C'è un'energia particolare nelle fotografie di Joel Meyerowitz, qualcosa che non si limita a fermare un momento. È come se ogni immagine racchiudesse il respiro di una città, il ritmo del tempo che scorre tra luci, ombre e colori. Le sue scene non sono mai statiche: c'è sempre un dettaglio che emerge, una storia che si svela, in bilico tra l'armonia e il caos. Meyerowitz non si limita a osservare la realtà: la vive, la rincorre con il suo obiettivo, trasformando il caso in composizione e la spontaneità in arte. La sua fotografia è un invito a guardare con più attenzione, a scoprire la bellezza nei dettagli, nelle espressioni fugaci dei passanti e nel dialogo silenzioso tra luce e colore. Ogni immagine è un frammento di vita, sospeso tra l'ordinario e l'inaspettato.

Questo è il quarto episodio di “Maestri della fotografia”, una serie in cui esploro la fotografia di strada dei più grandi fotografi, del passato e del presente. In ogni episodio analizzo il loro stile e approccio, cercando spunti di crescita e miglioramento. Oggi ti porterò a immergerti nell'opera di Joel Meyerowitz, uno dei fotografi di strada per eccellenza. Alcune delle immagini che vedrai in questo video provengono da uno dei suoi libri più celebri: Where I Find Myself. Una raccolta affascinante, meravigliosa e incredibilmente coinvolgente, che racconta il lavoro di uno dei più grandi maestri della fotografia.

La storia

Joel Meyerowitz nasce nel 1938 nel distretto del Bronx, a New York, in una famiglia ebrea. Fin da giovane, mostra una spiccata sensibilità per l’arte e la creatività, che lo spingono a cercare una strada diversa da quella tradizionale. Dopo aver studiato storia dell’arte e disegno anatomico alla Ohio State University, negli anni ’60 si trasferisce a New York City, attratto dalla vivace scena artistica della città. Inizialmente, Meyerowitz lavora come art director in un’agenzia pubblicitaria, ma è nel 1962, durante un incontro fortuito con il fotografo Robert Frank, che scopre la sua vera passione: la fotografia. Affascinato dalla capacità di catturare momenti fugaci e raccontare storie attraverso le immagini, decide di dedicarsi completamente a questa forma d’arte. Armato di una fotocamera a 35mm, Meyerowitz inizia a esplorare le strade di New York, insieme a fotografi come Garry Winogrand e Lee Friedlander. Diventa così uno dei pionieri della fotografia di strada a colori, distinguendosi dai suoi contemporanei, che preferivano il bianco e nero. Per lui, il colore diventa un elemento essenziale del linguaggio visivo, uno strumento per esplorare la complessità e la bellezza della vita urbana. I suoi lavori, spesso caratterizzati da composizioni intricate e da un uso sapiente della luce, catturano l’essenza della quotidianità con eleganza e profondità. Negli anni ’70 il suo approccio si affina ulteriormente e il suo lavoro ottiene riconoscimenti internazionali. In questo periodo inizia anche a sperimentare con il grande formato, uno strumento tradizionalmente associato alla fotografia di paesaggio e architettura, con cui realizza immagini dettagliate e rigorosamente composte. La sua capacità di alternare la fotografia di strada a progetti più meditativi lo rende un autore versatile e innovativo. Nel 2001, dopo l’attentato dell’11 settembre, Meyerowitz è tra i pochi fotografi a ottenere l’accesso a Ground Zero, dove documenta il sito con un lavoro poi raccolto nel libro Aftermath. Questo progetto non solo testimonia la devastazione dell’evento, ma racconta anche la resilienza e la solidarietà della comunità newyorkese. Nel corso della sua carriera, Meyerowitz ha pubblicato numerosi libri e ha esposto in musei prestigiosi in tutto il mondo. Oggi, vive tra New York e l'Italia continuando a fotografare e a insegnare, influenzando generazioni di fotografi con il suo approccio spontaneo, poetico e sempre attento alla bellezza della luce e del colore.

Lo stile

Joel Meyerowitz è un pioniere della fotografia a colori, un maestro nel catturare la luce e le atmosfere urbane con una sensibilità unica. In un periodo in cui il bianco e nero dominava la fotografia di strada, sceglie il colore e lo trasforma in un elemento narrativo essenziale, capace di restituire le vibrazioni della vita quotidiana. Per lui, il colore non è un semplice dettaglio estetico, ma un vero e proprio linguaggio con cui raccontare la realtà. Le sue immagini trasmettono energia, ritmo e spontaneità, trasformando ogni scatto in un frammento di vita autentica. La sua fotografia è dinamica, costruita su equilibri sottili tra soggetti, sfondi e luci, che si intrecciano in composizioni sempre sorprendenti. La luce è un elemento chiave nel suo lavoro. Meyerowitz la utilizza per creare scene in cui il confine tra fotografia e pittura si assottiglia. L’ora d’oro e la luce tagliente diventano strumenti con cui enfatizza il colore e la profondità degli spazi urbani. Anche ombre e riflessi giocano un ruolo centrale, aggiungendo tensione e movimento alle sue immagini. A differenza di molti fotografi di strada della sua epoca, Meyerowitz non cerca il “momento decisivo” alla maniera di Cartier-Bresson. La sua visione è più aperta e fluida: le sue fotografie non congelano un’azione precisa, ma rivelano una moltitudine di dettagli che convivono in perfetta armonia. Sono immagini che si sviluppano nel tempo, invitando l’osservatore a esplorare ogni angolo della scena.
Nel corso della sua carriera, Meyerowitz ha sperimentato con diversi strumenti, passando dalle fotocamere Leica al banco ottico. La sua curiosità per il colore lo ha portato a scattare per strada con due Leica: una caricata con pellicola in bianco e nero e l’altra con pellicola a colori (Kodachrome o Ektachrome), cercando di comprendere così le differenze espressive tra i due linguaggi. Preferisce utilizzare poi obiettivi tra il 28 e il 35mm, mentre il 50mm lo fa già sentire troppo distante dalla scena e dai soggetti.
Questa continua sperimentazione con tecniche e strumenti diversi ha definito il suo stile inconfondibile. Meyerowitz ha saputo unire spontaneità e riflessione in ogni scatto, alternando immagini veloci e improvvisate a composizioni più studiate. La sua capacità di passare dalla fotografia di strada alla paesaggistica lo rende uno dei fotografi più influenti e versatili del suo tempo.

Padroneggia la composizione

Per Joel Meyerowitz, la composizione non è solo una scelta estetica, ma il cuore della fotografia. Ogni immagine nasce da ciò che il fotografo decide di includere o escludere, trasformando scene quotidiane in narrazioni visive ricche di significato.
Come dice lui stesso:

Quando metti il mirino all’occhio, il mondo continua fuori dall’inquadratura. Ciò che scegli di includere e ciò che lasci fuori determinano il significato della fotografia.

Meyerowitz con questo sottolinea che la fotografia non è solo questione di ciò che vediamo, ma anche di ciò che omettiamo, creando una tensione tra ciò che è dentro e ciò che resta fuori dall’inquadratura. A differenza di molti fotografi che si concentrano su un singolo soggetto, Meyerowitz è interessato alle relazioni tra gli elementi all’interno della scena. Non cerca semplicemente oggetti isolati, ma connessioni inaspettate tra persone, forme e colori, creando immagini in cui ogni dettaglio contribuisce alla storia complessiva. Questo approccio dà vita a composizioni dinamiche e piene di significato. Quindi, quando sei in strada con la tua fotocamera, non pensare solo a cosa inquadrare, ma anche a cosa escludere. Osserva ciò che accade oltre i bordi del mirino, sperimenta con la prospettiva e cerca relazioni tra gli elementi. Spesso, le immagini più potenti nascono proprio da accostamenti inaspettati.

Sii socialmente consapevole

Secondo Joel Meyerowitz, la fotografia di strada non deve essere solo estetica, ma anche consapevole, impegnata e moralmente responsabile. Inizialmente, il suo sguardo era rivolto alla bellezza dell’America, alla sua energia caotica e ai colori vibranti. Ma con il tempo ha capito che un fotografo ha anche una responsabilità sociale. Come ha detto lui stesso:

All'inizio pensavo che la mia responsabilità fosse raccontare l'America, mostrare questo posto folle. Poi l'estetica ha preso il sopravvento. Ma invecchiando, ho riscoperto l'importanza di essere moralmente consapevole e di non ignorare ciò che la società sta vivendo.

Meyerowitz ha imparato che la fotografia non è solo una questione estetica, ma un mezzo per raccontare verità sociali e morali. Se ci si concentra solo sulla bellezza, si rischia di trascurare storie che meritano di essere raccontate. Secondo lui, un fotografo non deve solo documentare, ma anche certificare la realtà, rendendo visibile ciò che spesso viene ignorato. Questa consapevolezza ha dato profondità al suo lavoro. Le sue immagini non sono solo esteticamente accattivanti, ma raccontano l’essenza della società, con le sue contraddizioni e la sua umanità. Meyerowitz con questo ci invita a non distogliere lo sguardo dai problemi reali, ma a trovare la bellezza anche nei temi più difficili. Quindi, quando fotografiamo, chiediamoci: cosa vogliamo raccontare davvero? Ogni immagine ha il potenziale di sensibilizzare, far riflettere e diventare un piccolo tassello di cambiamento.

La fotografia è per tutti

Joel Meyerowitz ha sempre visto la fotografia come un linguaggio universale, accessibile a tutti. Per lui, non conta lo strumento, ma ciò che si riesce a esprimere attraverso le immagini. Come dice lui stesso:

La fotografia è sempre stata un mezzo democratico. Una volta c’era la pellicola, ora il digitale. La fotocamera è la stessa: è come una penna stilografica, chiunque può usarla, ma non tutti scrivono poesie.

Per Meyerowitz, la discussione tra digitale e pellicola è sempre stata irrilevante. Il digitale ha reso la fotografia più accessibile, permettendo a chiunque di sperimentare e condividere il proprio sguardo sul mondo. Ma questo non significa che ogni scatto sia arte. La differenza la fanno sempre l’intenzione e la visione del fotografo. Quindi, sia che tu scatti con una Leica, uno smartphone o una fotocamera analogica, ciò che conta è lo sguardo. La vera forza della fotografia sta nella capacità di raccontare, emozionare e creare connessioni, a prescindere dallo strumento che utilizziamo.

Documenta la storia

Joel Meyerowitz ha sempre creduto nella fotografia come strumento potente per documentare la storia e preservare momenti significativi. Sebbene fosse noto soprattutto per la fotografia di strada e i suoi lavori a Cape Cod, fu il suo impegno nel documentare le conseguenze dell’11 settembre a consacrarlo come testimone visivo di un momento storico. Dopo gli attacchi, l’accesso a Ground Zero era vietato ai fotografi, ma Meyerowitz non si arrese. Con determinazione, riuscì a ottenere un lasciapassare, convinto che fosse suo dovere raccontare quella tragedia. Le sue immagini, scattate tra le macerie e in condizioni estreme, non si limitarono a documentare la distruzione: raccontarono il dolore, la speranza e la resilienza. Questo progetto dimostrò come la fotografia possa essere molto più di una semplice espressione artistica: è memoria, testimonianza e storia. Meyerowitz non si limitò a scattare immagini, ma diede voce a una ferita collettiva, trasformando la sofferenza e la rinascita in immagini indelebili. Ecco perché, come ci ha insegnato lui, non dobbiamo romanticizzare il passato. Stiamo vivendo un’epoca straordinaria e, ogni fotografia che scattiamo oggi potrebbe avere un valore immenso domani. Fotografare non è solo un atto creativo, ma un atto di responsabilità, un modo per raccontare e preservare la nostra realtà per il futuro.

Cattura i tuoi sentimenti

Per Joel Meyerowitz, la fotografia non è solo una questione di composizione perfetta, ma di emozioni. Ogni scatto deve trasmettere ciò che proviamo in quell’istante. Come ha detto lui stesso:

Cosa stiamo cercando di ottenere quando facciamo qualcosa? Stiamo cercando noi stessi. Quello che voglio è più dei miei sentimenti e meno dei miei pensieri.

Per lui, fotografare non significa solo catturare la realtà, ma trasformarla in un’esperienza vissuta. Il suo sguardo non si limita a ciò che vede, ma si nutre di ciò che sente. Le sue immagini non sono semplici documenti visivi, ma frammenti di emozioni, capaci di restituire la magia di un momento. Questo approccio ci invita a guardare oltre la tecnica. Le immagini più potenti non sono quelle più complesse o geometricamente perfette, ma quelle che riescono a creare una connessione emotiva. Una fotografia che tocca il cuore è quella che resta impressa nella memoria. Quindi, la prossima volta che prendi in mano la macchina fotografica, non chiederti solo cosa stai fotografando, ma cosa stai sentendo. Perché la fotografia, in fondo, non è solo luce e colore, ma anche sentimento.

Conclusioni

In conclusione, possiamo dire che Joel Meyerowitz ha rivoluzionato la fotografia di strada, abbracciando il colore in un’epoca in cui era ancora considerato secondario rispetto al bianco e nero. La sua capacità di catturare la luce e trasformare scene quotidiane in composizioni vibranti ha ridefinito il modo in cui osserviamo il mondo attraverso l’obiettivo. Con oltre sessant’anni di carriera, Meyerowitz continua a fotografare con la stessa curiosità e passione di sempre, ponendosi ancora domande sul significato della fotografia. La sua ricerca non si è mai fermata, e come lui stesso ha detto: Ci sto arrivando.
Spero che tu abbia apprezzato questo terzo articolo e che in qualche modo la storia di Joel Meyerowitz ti sia di ispirazione, permettendoti di migliorare nel tuo percorso fotografico. Se così è stato, ti invito a condividere l’articolo con i tuoi amici fotografi sui social media per fargli conoscere l’affascinante storia del maestro del colore. 


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