GABRIELE SANTUCCI

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Una fotografa ritrovata. Vivian Maier

Un buon fotografo di strada deve avere molti talenti: l'occhio attento per i dettagli, un tempismo impeccabile, la maestria nella gestione della luce e della composizione, una prospettiva umanista e una capacità instancabile di catturare momenti, senza mai perdersi un attimo. Trovare queste doti in fotografi esperti è già di per sé una sfida, considerando quanto aiuti una formazione accademica, la guida di mentori e una solida comunità di colleghi artisti pronti a sostenere e premiare gli sforzi. Riuscire a trovarle in qualcuno che non solo manca di formazione formale, ma anche di una rete di artisti, è davvero un miracolo. Eppure, Vivian Maier è stata tutto questo e molto di più.

Questo è il primo articolo di una nuova serie intitolata Fotografi del Passato. Una serie in cui andrò ad esplorare la fotografia di strada dei più grandi fotografi, del passato. Analizzerò il loro stile e il loro approccio per trovare spunti di crescita e miglioramento. In questo articolo, ci immergeremo insieme nell'opera della celebre fotografa Vivian Maier. Alcune fotografie che vedrai in questo video sono prese da uno dei suoi libri più popolari, Vivian Maier: Street photographer, una collezione straordinaria e mai vista delle sue opere.

La storia

Nacque a New York nel 1926. Sebbene sia nata negli Stati Uniti, ha trascorso gran parte della sua giovinezza in Francia. È qui che, intorno al 1949, ha scoperto per la prima volta la fotografia. Tornò definitivamente negli Stati Uniti nel 1951 e iniziò a lavorare come tata per una famiglia a Southampton nello stato di New York, un lavoro che avrebbe mantenuto per il resto della sua vita.
Nel tempo libero, tuttavia, Maier si stava sempre più appassionando alla fotografia. L'anno successivo, acquistò una fotocamera Rolleiflex. Rimase con la famiglia di New York fino al 1956, quando si trasferì nella periferia di Chicago e venne assunta dalla famiglia Gensburg. Qui, ebbe la possibilità di costruirsi una camera oscura nel suo bagno privato. All'inizio degli anni '70 però, una volta cresciuti i bambini di cui si occupava, Maier dovette abbandonare anche questa famiglia.

Sempre in quegli anni, Vivian iniziò a scattare a colori, utilizzando principalmente pellicole Kodak Ektachrome da 35mm. Il suo lavoro a colori era molto più astratto rispetto ai suoi lavori in bianco e nero. Iniziò a fotografare meno le persone e a concentrarsi maggiormente su oggetti trovati per strada, giornali e graffiti. Mentre passava da una nuova famiglia all'altra, non ebbe più la possibilità di sviluppare i suoi rullini fotografici, così iniziarono ad accumularsi.

Negli anni '80 Vivian iniziò ad avere instabilità finanziarie e con il passare degli anni smise di realizzare fotografie.
Morì nel 2009 dopo che l’anno precedente, Vivian cadde su una lastra di ghiaccio e colpì la testa nel centro di Chicago.
Pochi giorni dopo la sua morte, John Maloof si aggiudicò ad un’asta il deposito dove Vivian teneva oltre 100.000 negativi, di cui 20-30.000 non erano ancora stati sviluppati. Maloof cercò informazioni su Google e scoprì che era morta pochi giorni prima. Quindi, se oggi abbiamo la possibilità di ammirare queste straordinarie fotografie, gran parte del merito va a John, che nel corso degli anni ha svolto un lavoro davvero eccellente di valorizzazione.

Lo stile

Una cosa che mi affascina particolarmente è lo stile di lavoro che aveva Vivian Maier. Dai suoi provini, realizzati con la sua Rolleiflex utilizzando la pellicola in bianco e nero Kodak Tri-X, puoi notare chiaramente come emerga il suo stile riflessivo durante la fase di scatto. La maggior parte delle sue fotografie mostrano come il più delle volte si limitava ad un singolo scatto della scena, solamente quando ne trovava una davvero interessante, decideva di dedicarle anche fino a otto inquadrature diverse. Per intenderci, quasi metà di un rullino da dodici pose in una pellicola a medio formato.

Scattando con la sua Rolleiflex, Vivian spesso passava inosservata ai suoi soggetti. In alcune immagini, puoi notare che alcuni di loro la guardavano con curiosità, suggerendo che talvolta avevano la consapevolezza che lei stesse scattando loro delle foto. In altre situazioni, sembra che fossero realizzate con il consenso dei soggetti, ipotizzando che forse scambiava qualche parola prima dello scatto.
Per quanto riguarda la distanza da cui decideva di scattare ai soggetti, Vivian non esitava ad avvicinarsi intimamente per ottenere ritratti suggestivi. Tuttavia, era altrettanto capace di allontanarsi per catturare l'intero contesto e l'ambiente circostante.

Mentre alcuni pensano ancora che la street photography sia solo fotografare le persone, i soggetti di Vivian spaziavano dalle più classiche scene di strada, ai ritratti, alle architetture interessanti e agli oggetti casuali trovati per strada.
La sua lente era focalizzata principalmente su New York e Chicago, ma ha anche immortalato istanti durante i suoi viaggi in India ed Egitto.

Per quanto riguarda il suo lavoro a colori, al contrario, si distingue nettamente per la sua spontaneità e la concentrazione sulle scene con molti colori, avvicinandosi alla classica fotografia di strada di artisti come Garry Winogrand e Joel Meyerowitz.

Fotografa per te stesso

Una delle lezioni più preziose che ho imparato da Vivian Maier è l'importanza di fotografare per sé stessi. Durante la sua vita, ha mantenuto il suo lavoro riservato fino a quando John Maloof lo ha scoperto. Le sue motivazioni del perché le piaceva fotografare rimangono un mistero, ma è chiaro che scattava per soddisfare qualcosa dentro di sé, catturando immagini straordinarie anche mentre lavorava come tata a tempo pieno.

In un'epoca in cui siamo dominati dai social media, siamo costantemente alla ricerca di ammirazione e nuovi follower. Vivian ci insegna che la persona più importante da impressionare con la nostra fotografia siamo noi stessi. Creare immagini per ispirare gli altri è sicuramente ammirevole, ma, come mi ripeto spesso, a nessuno importa veramente della nostra fotografia. Dobbiamo quindi, essere noi stessi per primi, soddisfatti di ciò che facciamo.

All'inizio del mio percorso con la street photography, volevo essere notato e apprezzato. Tuttavia, ho imparato da Vivian che essere notati è in gran parte una questione di fortuna. Anche se si è talentuosi, il riconoscimento richiede fortuna, conoscenze e trovarsi nel posto giusto al momento giusto. Non lasciate che la popolarità determini la vostra autostima nella fotografia. Ci sono migliaia di fotografi incredibilmente talentuosi là fuori che ancora non conosciamo. Fotografa quindi sempre per te stesso e, se un giorno verrai notato, apprezzalo Se non accadrà, continua a fotografare lo stesso.

Sii prolifico

Vivian Maier ci ha lasciato oltre 100.000 negativi, molti dei quali non sviluppati. Perché aveva così tante foto non sviluppate?
Il motivo principale è sicuramente legato all'instabilità che ha caratterizzato la sua vita. Nel corso degli anni, ha cambiato diverse famiglie e, di conseguenza, anche case. In aggiunta, ha poi affrontato diversi problemi finanziari. Tuttavia, ritengo che Vivian fosse una fotografa che forse pensava di poter immortalare ogni momento mentre godeva di buona salute, posticipando lo sviluppo e la stampa in futuro che, purtroppo, non arrivò mai.

Dedicandosi per oltre 50 anni alla fotografia tra Chicago e New York, il suo stile ha subito evoluzioni, passando dalla fotografia di strada in bianco e nero a quella a colori con scene più astratte. L'accumulo di rullini non sviluppati ricorda la storia di Garry Winogrand, entrambi immersi nell'atto di scattare, dedicando però poi pochissimo tempo ed energie allo sviluppo delle innumerevoli immagini.

Questo ci insegna che scattare molte foto è uno dei modi più efficaci per crescere come fotografo. Una buona foto non arriva casualmente, ma dalla perseveranza. Malcolm Gladwell, nel suo libro Outliers, sottolinea che per eccellere serve dedicare almeno 10.000 ore alla propria arte per saperla padroneggiare. Questo vale anche per la fotografia: dedicare tempo allo scatto e allo sviluppo è essenziale.

Anche se trovare tempo per scattare nella vita di tutti i giorni può essere difficile, porta sempre con te la tua macchina fotografica e scattata quando puoi. Fotografa la mattina prima di andare al lavoro, la sera o durante il fine settimana. In fin dei conti è una questione di priorità: se ami davvero la fotografia, troverai sempre il modo per farla.

Abbraccia il tuo lavoro quotidiano

Vivian Maier svolgeva il lavoro di tata a tempo pieno tutti i giorni e non era una fotografa professionista. La sua passione per la fotografia era mossa dal desiderio personale, non dall'intento di guadagnare. Ad oggi, anch’io ho un lavoro da otto ore e nei giorni più complicati, mi ritrovo a pensare: “Se solo potessi liberarmi da questa routine, avrei molto più tempo da dedicare alla fotografia".

Essere un fotografo a tempo pieno è il sogno di molti, la possibilità di catturare immagini ogni giorno tutti i giorni. Ma la realtà è un po' diversa. Essere un fotografo professionista implica gestire un vero e proprio business, affrontando attività che vanno oltre la fotografia. Da rispondere alle e-mail a elaborare preventivi, organizzare workshop e gestire le finanze. Molti fotografi a tempo pieno, pur avendo la libertà di dedicarsi interamente alla fotografia, si trovano senza l'energia per scattare per loro stessi, per divertimento, una volta terminata la giornata lavorativa.

Alla fine, avere un lavoro non collegato direttamente con la fotografia, ti offre una stabilità finanziaria, consentendoti di fotografare per puro divertimento, di fare arte senza particolari preoccupazioni ma anche di viaggiare. Come per tante cose nella vita, non c'è un giusto o uno sbagliato, dipende dalla situazione personale di ognuno di noi. È importante ricordare però che ci sono fotografi di strada che lavorano a tempo pieno e riescono comunque a ritagliarsi del tempo libero per dedicarsi alla loro più grande passione.

Fotografa te stesso

Adoro gli autoritratti di Vivian Maier. Sono semplici, seducenti, divertenti e ricchi di spirito creativo. Vivian ha dedicato una parte significativa della sua vita a catturare sé stessa attraverso l'obiettivo, integrando una varietà di elementi compositivi. Giocava con la sua ombra, i riflessi sull'acqua e gli specchi.

Questo ci insegna che, anche quando la strada sembra priva di soggetti interessanti, abbiamo sempre un protagonista a portata di mano: noi stessi. Fotografa la tua ombra, la tua immagine specchiata, sovrapponiti ai soggetti, fotografati attraverso le vetrine.
La fotografia di sé stessi può stimolare la tua creatività.

Conclusioni

Per concludere, l’insegnamento che mi ha lasciato Vivian Maier è sicuramente l'importanza di scattare per noi stessi e di non preoccuparci troppo di ciò che gli altri pensano di noi e del nostro lavoro.
Prima di lasciarci, ti voglio porre una domanda che sicuramente ti farà riflettere: “e se Vivian Maier non fosse mai esistita, ma fosse stata solo una grande invenzione, come disse il fotografo Joan Fontcuberta?” Non so… pensaci…

Con questo, spero che hai apprezzato questo nuovo articolo e che in qualche modo la storia di Vivian Maier ti sia di ispirazione, permettendoti di migliorare nel tuo percorso fotografico. Se così è stato, ti invito a condividere l’articolo con i tuoi amici fotografi sui social media per fargli conoscere l’affascinante storia di Vivian Maier.


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